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Guida per aprire una palestra a Lecce: requisiti e iter burocratico

Aprire una palestra a Lecce significa scegliere di investire nell’attività economica per eccellenza che coniuga, attraverso l’erogazione dei propri servizi, più finalità quali miglioramento dello stato di salute fisica, sport e divertimento.

Questo genere di attività beneficia delle costanti innovazioni tecniche che consentono, non solo di avviare un business sempre all’avanguardia ma, di differenziare e/o ampliare la propria offerta rispetto ai concorrenti per centrare gli obiettivi imprenditoriali prefissati.
Inoltre, l’opportunità di usufruire di agevolazioni da parte di enti pubblici (a bando) e la possibilità di avviare l’attività in franchising rappresentano un forte incentivo da poter cogliere per coloro che desiderano lavorare nel mondo del fitness. 

Se stai cercando una guida utile per aprire una palestra a Lecce sei al posto giusto!

Punti chiave da definire per aprire una palestra a Lecce

La pianificazione alla base dell’apertura di una palestra, come per qualsiasi tipologia di attività economica, ha lo scopo di definire esattamente il raggio d’azione dell’impresa.
Fissata la tipologia di palestra che si desidera avviare, è fondamentale stabilire il budget di partenza ed individuare il target e la location che più si prestano allo scopo imprenditoriale.

Tipologie di palestra

La scelta dell’orientamento da dare alla propria attività è rilevante per tutti gli step successivi. Si può optare per l’avvio di un centro fitness specializzato in una particolare disciplina, oppure creare un’offerta più ampia che raggiunga una maggiore utenza.

Semplificando, si possono suddividere le tipologie di palestra in quattro macrocategorie:

  • Palestre costituite principalmente da sala attrezzi, dedicata all’attività cardio fitness e di tonificazione.
  • Palestre specializzate nell’attività di sala (ginnastica posturale, yoga, pilates, boxe, cross-fit, discipline musicali, ecc.)
  • Palestre con combinazione di sala per attività aerobica e sala pesi, anche con l’aggiunta di ulteriori servizi da erogare come, ad esempio, un centro benessere.
  • Centri polifunzionali, ovvero strutture più complesse con aree fitness sia al chiuso che all’aperto (campi da calcio, di padel, da tennis, di pallavolo e beach-volley, ecc.).

Budget di partenza per aprire una palestra a Lecce

Come facilmente intuibile il budget di partenza e la scelta della tipologia di palestra hanno una forte interdipendenza. Ci sono però delle possibilità che consentono all’aspirante imprenditore di non vincolare la scelta aziendale basandosi unicamente sulla propria disponibilità economica.
Le opzioni disponibili sono:

  • chiedere un finanziamento;
  • valutare promozioni erogate da vari enti per il settore sportivo;
  • optare per un contratto di franchising.

Qualunque sia la modalità di reperimento della liquidità, stabilire con esattezza l’investimento inziale permette di strutturare un business plan chiaro, che tenga conto delle spese presenti e future, unico modo per evitare sofferenze finanziarie postume.

Target e location 

Determinare in via preliminare il proprio target di riferimento, permette di individuare la localizzazione più  appropriata per la tipologia di palestra che si intende avviare e, anche, di fissare le giuste dimensioni della location.

Se si opta per un pubblico più giovane, composto da famiglie e ragazzi, sicuramente la scelta migliore sarà quella di collocarsi in una zona residenziale e di predisporre una location di ampia metratura, per erogare un’offerta variegata.
Se invece si intende arrivare esclusivamente ad un pubblico adulto, sfruttando anche la presenza di uffici, sarà opportuno collocarsi in una zona commerciale o, parimenti, aprire una grande struttura in zona periferica per eliminare i problemi legati alla mobilità e facilitare la fruizione dei servizi offerti, anche in orari di punta.

Chi può aprire una palestra e in che modo

Nella fase di ideazione della futura attività ci si trova spesso ad interrogarsi sui requisisti e sulle procedure necessarie per poter avviare il proprio business. Cercheremo di chiarire alcuni dei dubbi più frequenti su tali punti.

Requisiti per aprire una palestra

Gli unici requisiti indispensabili, attualmente, per poter aprire una palestra sono:

  • la maggiore età;
  • l’assenza di condanne penali per attività finanziarie illecite;
  • l’assenza di pendenze relative a sanità pubblica e giochi d’azzardo.

Non deve crearsi confusione tra l’imprenditore, che decide di aprire una palestra il quale deve rispettare unicamente i requisiti sopra enunciati, e chi invece è chiamato a svolgere a livello professionale le attività sportive all’interno della palestra, parliamo dell’istruttore qualificato.

I requisisti necessari per poter operare come istruttore sono:

  • essere in possesso della laurea in scienze motorie, diploma universitario (ISEF) o altro titolo di studio ad essi equiparato;
  • aderire ad un ente di promozione;
  • avere un contratto a termine o di collaborazione per erogare l’attività nella palestra;
  • essere in possesso di partita IVA se la frequenza dell’attività supera i 10 giorni al mese.

Iter burocratico per aprire una palestra a Lecce

Determinata la forma di business più coerente con l’idea imprenditoriale, stabiliti gli aspetti economici e inquadrati i requisiti necessari per poter avviare una palestra c’è da occuparsi della procedura burocratica.
La normativa di riferimento fa capo al CONI e ad un insieme di direttive nazionali e nel nostro caso della regione Puglia. 

Scelta della forma giuridica e apertura della Partita IVA

Secondo la normativa nazionale per l’apertura di una palestra occorre adottare una particolare forma giuridica. Attualmente per la costituzione di questo genere di attività è possibile optare per una tra le seguenti forme:

  • ASD (associazione sportiva dilettantistica);
  • Società sportiva dilettantistica lucrative (SSDL);
  • Società (s.a.s., s.n.c. o s.r.l.);
  • Ditta individuale.

Così come per le altre attività economiche non è possibile operare senza partita IVA.

Nel caso in cui si opti per l’apertura di una palestra attraverso la forma giuridica delle associazioni sportive si disporrà immediatamente di un CF (codice fiscale) ma sarà possibile, anche in questo caso, richiedere in alternativa la partita IVA.

Nelle associazioni aperte come s.r.l. è prevista direttamente l’attribuzione dell’IVA.

In generale, le varianti che possono presentarsi sono relative all’iter per l’adozione della figura giuridica, alla richiesta del CF/IVA e all’aspetto fiscale.

Aprire una palestra attraverso ASD o SSDL

Per dar vita ad un’associazione sportiva dilettantistica (ASD) sarà necessario redigere l’atto costitutivo, composto da almeno due pagine, su cui sarà necessario apporre marca da bollo, e uno statuto. Indispensabile la partecipazione di almeno 3 soggetti: presidente, vicepresidente e segretario.

Si fa presente che deve essere nominato un direttore tecnico, che deve rispondere ai requisiti previsti dalla normativa regionale, e un responsabile sanitario.

Questo iter può essere compiuto in autonomia, tra i soggetti promotori, o attraverso il supporto di un commercialista esperto.

Queste forme associative, particolarmente adatte al settore sportivo, consentono la promozione sportiva attraverso la costituzione di enti senza scopo di lucro: gli utili sono destinati al miglioramento dell’attività.

Le SSDL (Società sportive dilettantistiche lucrative), introdotte nell’anno 2017,  consentono di svolgere un’attività sportiva dilettantistica con scopo lucrativo secondo una delle forme societarie descritte nel Titolo V Libro V del Codice Civile. La forma giuridica che meglio si adatta ad una società che ha come focus l’attività sportiva dilettantistica, ma che intende perseguire un fine di lucro, è la Società a Responsabilità Limitata (S.r.l.). 

Fondamentale sia per le ASD che per le SSDL è che rispettino le normative sportive federali o regionali, le regole e gli statuti delle federazioni sportive a cui la società è affiliata.

Attribuzione del CF o della PI all’Agenzia delle Entrate

Attraverso i documenti redatti (atto costitutivo e statuto) sarà possibile ottenere presso l’Agenzia delle Entrate il Codice fiscale o la partiva IVA.

In aggiunta a questi documenti sarà necessario il relativo pagamento della tassa di registro. La ricevuta di tale versamento andrà esibita presso lo sportello dell’AE di competenza territoriale, insieme ai documenti già menzionati e alla documentazione personale dei soggetti coinvolti (presidente, vicepresidente e segretario).

Aprire una palestra con partita IVA

Per poter avviare un’attività sportiva con scopo di lucro l’unica alternativa è quella di aprire una partita IVA sia essa individuale, oppure appartenente ad una società.

La procedura può essere eseguita in autonomia, dal sito dell’Agenzia delle Entrate attraverso il servizio FiscOnline, oppure avvalendosi del supporto di un commercialista.

Qualunque sia la modalità selezionata dopo l’assegnazione della partita IVA è prevista la scelta del codice ATECO e la selezione del regime fiscale.

Codice ATECO per palestre

La classificazione ATECO consente di incasellare le singole attività economiche secondo la tipologia di attività svolta. In relazione all’attività sportiva sono riportati alcuni codici ATECO che potrebbero essere utilizzati:

CODICE ATECO TIPOLOGIA DESCRIZIONE ATTIVITÀ
93.1 Attività sportive Si includono la gestione di impianti, di squadre e la promozione di eventi sportivi
93.12 Club sportivi Gestione di club con riferimento a: nuoto, calcio, golf, bowling, sport invernali, pallavolo, basket ecc.
93.13 Palestre Attività di discipline musicali, fitness, body building e cardio

Scelta tra regime fiscale ordinario e forfettario

La scelta del regime fiscale dipende principalmente dal volume di affari potenziali dell’attività.
Per le ditte individuali se il fatturato è minore di 65.000 euro può essere adottato il regime forfettario. Annessi, in questa casistica, altri vantaggi come:

  • accesso alla contabilità semplificata;
  • operazioni esenti da IVA;
  • unica imposta sostitutiva del 5% per i primi 5 anni;

Nel caso di attività che prevedono un introito maggiore ai 65.000 euro sarà obbligatorio il regime ordinario.

Richiesta di avvio attività e altre incombenze

Prima di avviare operativamente l’attività occorre essere muniti di autorizzazione sanitaria. La richiesta viene effettuata all’ASL di competenza e in questo caso occorre rivolgersi a un tecnico, come un geometra, un architetto o un ingegnere.

Una volta ottenuta l’autorizzazione bisognerà presentare la SCIA, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività, presso il comune in cui ha sede l’attività o mediante gli sportelli online.

Valutazioni generali su costi, opportunità, agevolazioni

Le decisione di avviare un’attività in campo sportivo, o in qualsiasi altro settore, non ha mai una motivazione meramente economica, nonostante questo, effettuare delle valutazioni circa la convenienza, i costi e le opportunità del futuro business può fare la differenza.

In merito ai costi da sostenere possiamo fornire un elenco generico di voci a cui, sicuramente, ogni aspirante imprenditore dovrà far fronte. Spese per: apertura di partita IVA; affitto; avviamento; attrezzature; personale; pubblicità; ristrutturazione.

Va da se che più la struttura sarà complessa, più aumenteranno i costi per macchinari e personale. Un centro fitness dalle dimensioni medie (indicativamente 450 – 500 mq) necessita di un investimento rilevante.

Avere un quadro chiaro dei costi già nella fase di pianificazione consente di trovare le migliori soluzioni a supporto dell’attività. 

Questo lo si fa predisponendo un business plan dettagliato che includa informazioni sulla tua palestra, il target di clientela, le attrezzature, il personale, il budget e le proiezioni finanziarie.

Una volta effettuata la scelta d’investimento e definito il raggio d’azione della futura attività è indispensabile individuare la fonte economica da cui attingere la liquidità necessaria.

Anche in questo caso sono disponibili diverse opzioni: attingere dal capitale personale; accrescere la liquidità attraverso un finanziamento dei soci; richiedere finanziamenti erogati dal CONI (per ASD) o da istituti di credito; aderire alle agevolazioni statali.

Le prime due opzioni fanno sicuramente riferimento al capitale proprio sia esso personale, nel caso di ditta individuale o società unipersonale, o riferito ai soci, nel caso in cui sia costituita una società tra più soggetti. 

L’alternativa, in mancanza di liquidità, è quella di rivolgersi ad un istituto di credito per richiedere un finanziamento. Questa opzione non è tra le più semplici, in quanto per ottenere credito da destinare ad una attività nascente saranno richieste importanti garanzie reali a supporto del finanziamento richiesto.

Altri finanziamenti più accessibili sono quelli messi a disposizione dallo Stato e da altri enti pubblici (come la Regione), con lo scopo di sostenere attività imprenditoriali nascenti e di supportare alcune particolari categorie di imprenditori o di business. In particolari parliamo di agevolazioni la cui erogazione spesso include una somma a fondo perduto. Queste forme di sostegno sono disegnate per consentire agli aspiranti imprenditori di avviare la propria attività con maggiore tranquillità, molto spesso, prevedendo un tasso zero o agevolato, fornendo dilazioni e piano di ammortamento per facilitare la fase di avviamento.

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