Voglio aprire un bar e non ho i soldi, ci sono finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto che possano aiutarmi ad alleggerire i costi da sostenere? Quali sono? E cosa serve per aprire un bar? Lo condividiamo qui con te.
Aprire un bar: cosa serve
Burocrazia, formalità e rispetto dei requisiti prima di tutto. Per aprire un bar da zero ti serve avere:
- Partita Iva: puoi aprirla gratis in autonomia, oppure affidandoti a un Commercialista, che sceglierà il Codice ATECO e il regime fiscale più giusti per l’attività e che, inoltre, effettuerà l’iscrizione alla Camera di Commercio, all’INPS e all’INAIL per i versamenti obbligatori;
- SCIA: è la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, che dovrai presentare via PEC al comune in cui sceglierai di aprire il bar, insieme agli allegati riportanti i dati del titolare, dell’azienda, dell’agibilità del locale e i relativi orari di apertura e chiusura;
- Attestato HACCP, ovvero il documento che certifica la conoscenza delle corrette tecniche di manipolazione degli alimenti. Deve essere acquisito tramite la partecipazione a un corso legiferato dalla regione in cui intendi aprire il bar;
- Attestato SAB (ex REC), necessario per essere abilitati alla somministrazione di alimenti e bevande;
- Attestato antincendio, ovvero il documento che certifica le competenze dei lavoratori in materia di prevenzione degli incendi, lotta agli incendi ed evacuazione dal posto di lavoro in caso di pericolo grave;
- Documento di valutazione dei rischi (DVR), obbligatorio per chi ha almeno un dipendente. Al suo interno sono riportati i rischi e le misure di prevenzione per la salute e la sicurezza sul posto di lavoro;
- Licenza Fiscale (UTIF), ovvero il documento necessario per vendere superalcolici.
Ma, per aprire un bar, dovrai inoltre:
- aver compiuto 18 anni;
- aver completato il percorso di studi obbligatorio oppure aver frequentato un corso professionalizzante relativo allo svolgimento dell’attività in questione.
Aprire un bar: costi da sostenere
Partita Iva, documenti e attestati rappresentano i costi fissi da sostenere per aprire un bar da zero. Ma a quanto ammontano?
- Apertura della Partita Iva, iscrizione alla Camera di Commercio e parcella del Commercialista hanno un costo variabile, che parte da circa 200 euro;
- Contributi INPS e INAIL hanno un costo variabile che, indicativamente, si aggira intorno al 24% dei ricavi;
- Corso SAB: i costi variano da regione a regione e oscillano tra 450 euro e 900 euro;
- SIAE: in media 250 euro, variabili in base alla superficie del locale e all’apparecchio audio-video utilizzato per la diffusione della musica;
- SCIA: il costo è variabile, parte da circa 250 euro e può arrivare anche a 1.000 euro;
- Attestato HACCP: il costo dipende dalla regione e oscilla tra le 60 euro e le 100 euro;
- Attestato antincendio: il costo è variabile (anche in base al livello) e oscilla tra le 160 euro e le 300 euro;
- Documento di valutazione dei rischi (DVR): ha un costo di circa 300 euro;
- Licenza fiscale UTIF: richiede il solo pagamento della marca da bollo, pari a circa 16 euro.
Oltre che dei costi fissi, per aprire un bar da zero, dovrai tenere conto dei costi variabili, relativi all’acquisto di arredamento e macchinari e alle uscite per il pagamento delle utenze, delle assunzioni, dell’eventuale affitto del locale o della rata del mutuo. Per conoscerli e capire come sostenerli senza rischiare di finire in perdita, ti basterà richiedere a un Commercialista di redigere un Business Plan.
Agevolazioni per aprire un bar
Fortunatamente, per aprire un bar puoi anche approfittare di agevolazioni, finanziamenti (per giovani e no), contributi a fondo perduto, incentivi statali e fondi europei. Quali sono quelli oggi attivi?
- Beni strumentali Nuova Sabatini & Nuova Sabatini Green, due misure che si rivolgono alle piccole e medie imprese italiane che devono sostenere le spese per l’acquisto o l’acquisizione in leasing di beni materiali e immateriali. Entrambe si compongono di un contributo a fondo perduto e un rimborso degli interessi su prestiti a 5 anni;
- Resto al Sud e Resto Qui: rivolto agli under 56 delle regioni del Sud Italia e del cratere sismico dell’Italia centrale colpito dai terremoti del 2017 e del 2018, finanziano il 100% delle spese ammissibili al programma con il 50% di contributo a fondo perduto e il 50% di finanziamento bancario a tasso zero garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI;
- ON – Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero: le domande pervenute superano la dotazione finanziaria disponibile, ma non è detto che tutte siano valutate positivamente, perciò è ancora possibile inviare una richiesta e inserirsi in graduatoria. Il bando è rivolto alle MPMI composte da donne o da giovani tra 18 e 35 anni e consiste in un mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto che copre fino al 90% delle spese totali ammissibili;
- Nuovo Selfiemployment: è rivolto a NEET, donne inattive e disoccupati di lunga durata e consente di ottenere un finanziamento a tasso zero, senza garanzie, rimborsabile in 7 anni per progetti di importo compreso tra 5.000 euro e 25.000 euro.
Aprire un bar in franchising
Ultima delle soluzioni per contenere le spese d’investimento è aprire un bar in franchising, alternativa valida se hai a disposizione un budget contenuto, compreso tra 10.000 euro e 15.000 euro.
Chiaramente, quanto più piccolo sarà l’investimento tanto più contenuto sarà il profitto, che andrà ripartito con il brand a cui sceglierai di affidarti e che fornirà la strumentazione, la popolarità e il know-how necessari per avviare l’attività e gestirla con successo.